La Pieve di Gropina nel comune di Loro Ciuffenna (Arezzo) non è riuscita a contenere le tante persone arrivate lo scorso 25 aprile per ascoltare Francesco Guccini. Francesco Guccini è stato il protagonista indiscusso del pomeriggio a Loro Ciuffenna dove, insieme al giornalista Andrea Scanzi e con la partecipazione di Paolo Hendel padre Bernando Gianni, si è raccontato in una lunga intervista. Una lunga chiacchierata e poi l’esecuzione di brani simbolo come “Bella Ciao” e “Dio è morto”. Il tutto sotto gli occhi di centinaia di cittadini che, per l’occasione, hanno affollato la Pieve di Gropina.
Ecco, lui, il sex symbol di questo popolo, come lo ha annunciato Paolo Hendel dal pulpito “perché davvero lo è, un’icona sexy emozionale di storie e valori”, si definisce con un’autoironia disarmante uno affetto da “fighettismo pseudo-intellettuale”, quello grazie al quale gli sarebbero riuscite canzoni come Farewell, Cyrano, perfino l’Avvelenata che non ama o l’ultimo Odysseus che invece lo appaga. Sì, Francesco Guccini è un uomo spiritoso, buffo, con quel vocione che gorgoglia parole da quando ha iniziato a rispondere alle domande, accomodato su una seggiola di legno posizionata davanti all’altare, non fa che sfornare battute e freddure sul governo di destra, certo, ma soprattutto su sé stesso. Ammette di essere affetto da masochismo, “per questo guardo Rete4”, ha ribadito che non è vero che bevesse come una spugna durante i concerti e che quella del cantautore di sinistra sempre col fiasco accanto è una favola: “Sono timido, schivo e con la mano tremante, non lo avrei sollevato”.
Conosce tutto, segue tutto Guccini. Intervistato da Andrea Scanzi dice che nell’Italia di Meloni “tira una brutta aria”, aleggia una certa “tracotanza”, che Saviano e Scurati “non esagerano” quando sostengono che la libertà è a rischio, “ma sta nascendo una nuova Resistenza, di voci molto più solide della mia che contrasta questa arroganza”. A Scanzi che gli chiede se sappia che Meloni gli ha dedicato una pagina del suo libro dichiarandosi una sua fan, ricorda di quando un giorno, a casa, lo chiamò: “Giorgina era segretaria del Fronte della gioventù o Azione Giovani, vabbè, quella roba lì, mi chiese se sarei andato ospite ad Atreju. Ma vi pare che vada dai fascisti”.
Sono arrivati in migliaia alla Pieve di Gropina per ascoltarlo, tanti che molti, moltissimi, sono dovuti restare fuori assiepati intorno alla chiesa abbarbicata su questa collina. L’hanno organizzata Enzo Brogi e Marco Noferi della cooperativa Paterna, proprio seguendo una suggestione del cantautore, amico e compagno di cene. Loro Ciuffenna, Pieve di San Pietro a Gropina, mèta antica di pastori transumanti, predicatori, mercanti e uomini di guerra, che la leggenda popolare vorrebbe perfino fondata da Matilde di Canossa; pochi chilometri da Levane, sempre nell’aretino, dove il poeta di Pavana ha tenuto 50 anni fa quello che ancora considera il suo primo concerto. Nelle navate della chiesa la gente è arrivata da Firenze, Pisa, Livorno, perfino da Roma. Fuori sarebbe servito un maxischermo.